Articolo pubblicato sulla rivista Arshake 

Keywords: Arte, informatica, pattern recognition 

Abstract
Tra le questioni aperte dal contemporaneo c’è la problematica del riconoscimento. L’Arte Occidentale, si è da sempre occupata della questione. Il problema della rappresentazione viene qui affrontato dal punto di vista etimologico e poi informatico. Dopo una breve introduzione alla Pattern Recognition verranno presentati i risultati di un esperimento iniziato nel 2014, che ha visto, e vede, l’utilizzo del motore di traduzione automatico di Youtube.

Téchne

A partire dai Miti fondativi della cultura Occidentale la questione della copia è stata trattata come tabu in Amore e Psiche, come immagine/copia, nel Mito della Caverna di Platone, in termini di Simulacro con il Pigmalione nelle Metamorphosi di Ovidio. L’arte, si è occupata del problema da sempre.
Il termine Arte stesso viene dalla parola latina ars, che a sua volta traduce la parola greca téchne, che per i Greci aveva una molteplicità di significati, molto più ampia di quella attualmente conferitagli. Disegnava infatti una capacità tanto mentale quanto manuale e poteva dirsi della scienza, della navigazione, della medicina, della tradizione militare e così via. In effetti la parola téchne potrebbe tradursi con il termine abilità che implica l’acquisizione pratica di conoscenze.
Per Aristotele era una fusione di pensiero e produzione. Quando affermava che l’Arte imita la Natura non parlava dell’Arte intesa come imitazione ma di téchne, ossia delle abilità umane in genere. In quanto essere poietico e quindi producente, l’uomo era imitazione della Natura creatrice. E’ per questo che oltre alla pittura o alla scultura, rientrano in questa categoria anche teatro e poesia. Poeta e pittore sono infatti ritenuti eguali, in quanto poietici, creatori di immagini.

Dal simbolo all’immagine

Se nel periodo arcaico la lettura del mondo veniva affidata al simbolo, con il periodo classico si passò dalla sacralità della cifra alla razionalità della parola scritta, che sciogliendo l’uso teorico da quello pratico/funzionale, emancipò il segno dal suo contenuto, e quindi l’immagine dal suo supporto. Concettualmente questo significò un’autonomia dell’immagine, rispetto al supporto sensibile. Nacque l’arte mimetica, l’idea di produrre immagini come le intendiamo oggi, e quindi l’arte occidentale.

L’idea di immagine all’inizio, non era legata alla produzione materiale, concreta della stessa. Ciò che i greci intendevano per immagine, era tutto ciò che, imitasse la natura, non come imitazione naturalistica della realtà, bensì in quanto copia di quel processo creativo che era proprio di ogni essere vivente. L’immagine è quindi sì reale, ma assente nella sua materialità. L’ìdolon (immagine) era dunque legato alla manifestazione, alla rappresentazione dell’invisibile, pertanto il suo significato era legato all’idea di evocazione. C’era un’ efficacia simbolica, dettata dalla cultura stessa, che faceva della verità, alétheia, dis-velamento. Con Platone però il concetto di immagine, tramutò dall’originario “apparizione”, investita di connotati religiosi, “all’apparenza” del puro visibile, si passò cioè dalla cifra al concetto, dal simbolo alla ragione, da una verità intesa come dis-velamento, ad una verità finita, precisa, razionalizzata, corrispondenza esatta tra ciò che è e ciò che si vede. Parlando dell’immagine Platone parlava di “parere e sembrare, ma non essere”. L’arte, la téchne, imita la natura che “non è”, poiché, banale copia del mondo delle Idee.

L’alfabetizzazione del mondo greco porterà alla nascita delle poleis, dell’Iperuranio, alla retorica alla storia alla filosofia, il dominio della parola, del linguaggio, smette di essere un regalo un dono, degli dei per convertirsi in una téchne in una destrezza o abilità che si poteva imparare.
Dall’epifania alla copia
Con la scrittura, la parola, il linguaggio, da orale che era, diventa dunque “visibile”. Vedere e utilizzare, divennero i presupposti dell’astrazione, dell’autonomia della forma rispetto al contenuto, l’arte diventa ora, nell’epoca classica, astrazione del valore della forma in quanto tale, separata dalle funzioni sacre che aveva in passato. La téchne mimetike si fece autonoma, sciolta da ogni altro ambito, diventò pura cura della forma. Questa emancipazione della forma, della figura plastica rispetto al suo contenuto, stette all’origine della nascita dell’immagine, la formula dal mito al logos , può così leggersi anche come “dal rituale alla forma astratta”, e quindi autonoma dell’immagine. La rappresentazione sensibile venne valorizzata in quanto tale, l’oggetto, l’ente, l’immagine, si assolutizzò, dell’ “essere”, sarà, ormai, nulla. L’immagine da dispositivo di evocazione dell’assente, diventò apprezzabile solo in quanto espressione del pres-ente, e quindi apparenza, simulacro della realtà, si passò dal contenuto, alla forma/copia.
Il termine téchne, acquistò così connotati prettamente umani, la ragione si sostituì al sacro, e l’immagine, da epifanica si fece copia. La téchne si mise a servizio del simulacro, dell’apparenza, per l’ottenimento della copia. Apice di questa linea evolutiva del concetto di arte, è oggi rappresentata dalla scienza informatica. La più umanistica delle scienze tecnologiche.

Informatica come copia

Tentando di riprodurre attraverso modelli continui le nostre capacità intellettuali, l’informatica prova ad offrire attraverso i suoi dispositivi un’estensione dei nostri strumenti cognitivi (ovvero, della nostra mente). Sintesi di matematica, Logica e Filosofia l’informatica rappresenta il tentativo di riprodurre il pensiero umano. Anche il piu’ sofisticato. L’Analogia. Ossia il trarre conclusioni su qualcosa in base alle sue somiglianze con qualcos’altro. Non a caso nell’ambito dell’Intelligenza artificiale si parla di riconoscimento automatico di oggetti e loro descrizione, classificazione e raggruppamento (clustering).
Utilizzata in una grossa varietà di problemi sia nell’area ingegneristica che scientifica, quali la biologia, la psicologia, il marketing, la visione artificiale, l’affettive computing fino all’analisi dei big data, il riconoscimento automatico o pattern recognition introduce a problemi di classificazione o identificazione delle categorie di appartenenza, dove le classi o le categorie possono essere sia definite dal progettista del sistema sia dalle similarità tra pattern.
Tra i diversi ambiti di applicazione della pattern recognition, l’analisi del linguaggio è uno dei campi di prova piu’ entusiasmanti, in cui il concetto di copia ritrova il suo valore epistemologico. Nel processo di traduzione infatti la macchina può fare affidamento non solo sulle conoscenze di cui già dispone, ma anche sulla base di conoscenze e modelli di comportamento linguistico ricercati appositamente in rete, che possono essere copiati e ‘incollati’ nell’interazione.
Parte da questo assunto il progetto presentato. Analizzare i sottotitoli automatici realizzati attraverso il motore di traduzione automatico di youtube. E’ stata così analizzata la traduzione che l’algoritmo ha realizzato per il sonoro immesso dal sottoscritto nel 2013, opera presentata durante la sessioni di Laurea tenuta presso l’Accademia di Belle Arti di Roma.
La sperimentazione voleva mettere in evidenza: Distanza/vicinanza che separa l’uomo dalla creazione di un intelligenza artificiale. Segue la tabella con il raffronto delle diverse traduzioni realizzate rispettivamente dai partecipanti “umani” e dall’algoritmo di Youtube.

Risultati

La traduzione del 2018 risulta piu’ aderente alla realtà rispetto a quella del 2013. Ciò che si evidenzia è il miglioramento che il traduttore automatico ha operato nel rappresentare in modo corretto esatto, biunivoco la realtà rappresentata dall’audio caricato.
All’iniziale incongruenza tra sottotitoli e sonoro ora emerge una corrispondenza quasi biunivoca tra reale e digitale. Quello che si è perso è l’aspetto poetico/umoristico che la traduzione del 2013 aveva. Si potrebbe pensare quasi ad un atteggiamento creativo. L’atto stesso del tradurre acquista connotati biologici nei termini in cui l’algoritmo commette errori esteticamente interessanti.
Volendo parlare in termini “umanistici” da un punto di vista tecnico, si potrebbe argomentare dicendo che la macchina a differenza dell’ascoltatore umano A, che riesce a tradurre in modo impeccabile l’audio in testo scritto, guarda al mondo secondo un linguaggio che non corrisponde affatto alla realtà che si trova da elaborare. Per questo cade in errore.
Le problematiche legate al Riconoscimento in ambito di Intelligenza Artificiale, sono argomenti oggi ancora poco trattati dagli Artisti. L’esplosione di Fab Lab, digitalizzazione, secondo la logica della cultura dello spettacolo fanno passare l’idea che parlare di nuove tecnologie significhi solo parlare di stampa 3D, Laser Cutter e VR. Senza una teoria, una visione d’insieme che vada in profondità la tecnologia perde di significato. Questo il rischio piu’ grande. La spettacolarizzazione della tecnologia senza la conoscenza profonda dei meccanismi conoscitivi che vi si celano dietro.
Conclusioni
Se l’arte riproduce la realtà, i suoi processi costitutivi, l’intelligenza artificiale, ripercorre questo tentativo. Argomenti un tempo ritenuti di dominio delle scienze umanistiche, oggi entrati nel dominio delle scienze matematiche. Pensiero, emozione, rappresentazione, creatività, percezione. L’intelligenza artificiale interroga e recupera il senso originario del significato stesso dell’arte. Non semplice riproduzione binaria ma simulazione incarnata dello stesso processo creativo della vita.
Come insegna la logica, un sistema non potrà mai guardarsi dal di fuori. Ma forse grazie alla tecnologia questo sarà possibile. Occorrerà attendere che la macchina, una volta educata, guardandoci, con i suoi sensori, dirà: Io ti vedo, per capire veramente il senso di questa nostra esistenza?

 

Bibliografia
Douglas R. Hofstadter,Daniel C. Dennett L’io della mente. Fantasie e riflessioni sul sé e sull’anima ed. Adelphi, 1992
Douglas R. Hofstadter Gödel, Escher, Bach. Un’eterna ghirlanda brillante. Una fuga metaforica su menti e macchine nello spirito di Lewis Carroll ed.Adelphi, 1990
Francesco Varanini Macchine per pensare – l’informatica come prosecuzione della filosofia con altri mezzi ed Guerini e Associati, 2015
J.Jiménez Storia dell’Arte ed Aesthetica, 2007
Kevin Warvich Intelligenza artifciale le basi ed Webbook, 2012
Linguaggio come calcolo Alessio Plebe L. Lumer S. Zeki La bella e la bestia: Arte e neuroscienze ed. Laterza, 2011
Laurent Alexandre La guerra delle intelligenze. Intelligenza Artificiale contro Intelligenza umana ed EDT, 2017
Massimo Negrotti (a cura di) Uomini e macchine – scenari tecnologici e culturali Armando Editore, 2017
Max Tegmark Vita 3.0 Essere umani nell’era dell’intelligenza artificiale Raffaello Cortina Editore, 2018
Riconscimento linguistico e visivo Alessio Plebe
Salvatore Iaconesi Oriana Persico La cura ed Codice, 2016
Semir Zeki Splendori e miserie del cervello ed. Le Scienze, 2009
Wladyslaw Tatarkiewicz Storia di sei idee ed Aesthetica 2011

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